Cos’è l’equity crowdfunding, e quale disciplina di legge lo regolamenta e disciplina nel nostro sistema legale?

Lo sviluppo delle tecnologie informatiche e le possibilità lavorative offerte dalle piattaforme online sono un fenomeno ormai entrato a far parte della realtà contemporanea, sia di chi opera nel settore che per i profani del mondo d’impresa e tech. Non sfuggono le potenzialità del mezzo, né le opportunità che possono essere colte da chiunque decida di mettersi in gioco, anche nel nostro paese. 

Se state leggendo, è perchè l’argomento vi interessa, e prima di iniziare una progettualità di lungo periodo è opportuno dotarsi di ogni strumento teorico e pratico per realizzare, e rendere vincenti, le proprie idee di business. Un aspetto che è fondamentale al riguardo, e che non può mai essere trascurato (nonostante per molti sia spesso complicato e cavilloso) riguarda anche la disciplina legale che regolamenta la tipologia di impresa, azienda, business, start up, che si sta sviluppando. L’equity crowdfunding non fa differenza, ed anzi il nostro sistema giuridico risulta, da questo punto di vista, particolarmente attento, e in continuo aggiornamento per quanto riguarda le modalità non solo di regolamentazione generale, ma anche operativa. Cosa prevede la legge italiana per l’equity crowdfunding? Quali sono le discipline da rispettare, e gli adempimenti da porre in essere per non sbagliare muovendo i primi passi in questo mondo? Ecco una guida di cosa stabilisce il nostro sistema legale, e di quali sono le principali fonti normative sovranazionali in materia di equity crowdfunding.

Equity crowdfundig: cosa significa

Per analizzare la disciplina di legge in una materia relativamente nuova come quella dell’equity crowdfunding bisogna in primo luogo avere ben chiaro di cosa si tratti. 

Il termine crowdfunding anzitutto, di evidente derivazione anglosassone, identifica quel processo attraverso il quale un gruppo di individui (in inglese “crowd” significa folla) finanzia (“funding”), mediante il conferimento di capitali di ammontare variabile, un progetto imprenditoriale o un’iniziativa, ricorrendo ad apposite piattaforme web presenti su portali e siti internet specializzati. Tra le possibili modalità di realizzazione del crowdfunding rientra anche l’equity crowdfunding, nel quale il finanziamento del capitale di rischio viene direttamente dal basso: chiunque può essere un finanziatore, ed investire capitali propri, per sostenere l’avvio di un’attività imprenditoriale (non qualsiasi, ma che abbia determinati requisiti, come vedremo). Il finanziamento sotto forma di capitale di rischio ha come corrispettivo quote di partecipazione al capitale d’impresa della società finanziata. Si tratta quindi in definitiva di una specie di evoluzione del crowdfundig originario, in quanto la raccolta fondi online si rivolge a chiunque e viene predisposta da un target di impresa ben specifico. Da un punto di vista pratico, dunque, può costituire per l’impresa un’eccezionale occasione per finanziarsi e avviare progettualità complesse, e per il cittadino qualunque una possibilità di investimento alternativa a quelle solite, che a seconda dell’evoluzione della start up e del suo successo può consentire anche guadagni notevoli.

Equity crowdfunding: disciplina nazionale

La normativa nazionale in materia di equity crowdfunding è stata introdotta a partire dalle modifiche apportate al testo unico della finanza (D. Lgs. n. 58 del 1998) a seguito della promulgazione del decreto crescita cosiddetto 2.0 (“ulteriori misure urgenti per la crescita del paese”, D.L. n. 179 del 18 ottobre 2012, convertito con modificazioni in L. n. 221 del 17 dicembre 2012), nel quale un’intera sezione è stata dedicata alla disciplina delle misure per la nascita e lo sviluppo di imprese start up.

Successivamente è stata emanata la L. n. 33 del 24 marzo 2015 (conversione del D.L. “investement compact” n. 3 del 24 gennaio 2015) contenente misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti, cui ha fatto seguito il D. Lgs. n. 72 del 12 maggio 2015 (che ha modificato ulteriormente il T.U.F.), in attuazione della direttiva 2013/36/UE, e che è intervenuto a sua volta in materia di accesso all’attività degli enti creditizi e di vigilanza prudenziale sugli stessi e sulle imprese di investimento. Da ultimo, il Testo Unico della Finanza è stato integrato con le modifiche apportate con D.Lgs. n. 233 del 15 dicembre 2017, in vigore dal 28 febbraio 2018.

Oltre alla disciplina di legge primaria, anche la normativa secondaria è intervenuta in materia, specialmente attraverso la regolamentazione della Consob, a partire dalla delibera 18592 del 2013, con la quale è stato emanato il regolamento sulla raccolta di capitali di rischio attraverso portali online. La materia non è chiaramente statica, in quanto in continua evoluzione anche normativa, soprattutto sotto il profilo dei requisiti di accesso e delle modalità di sottoscrizione del capitale di investimento.

Ferma restando la limitazione dell’accesso alle sole ipotesi di equity crowdfunding, con gli interventi legislativi del 2015 e del 2017 è stata infatti ampliata dal legislatore la platea degli utenti che possono effettuare offerte di capitale di investimento, aggiungendo anche le Pmi innovative, le start up turismo e l’organismo di investimento collettivo del risparmio (O.I.C.R.).

Equity crowdfunding: disciplina sovranazionale

Nonostante le evidenti mosse preventive del legislatore italiano, che si è mostrato decisamente al passo coi tempi in un ambito così settoriale, dal punto di vista sovranazionale la situazione è a sua volta ampiamente disciplinata, soprattutto attraverso i regolamenti di esecuzione, strumenti con cui l’uUnione Europea regola di frequente in materia di equity crowdfunding. Gli interventi in questo settore sono particolarmente utili dal punto di vista pratico, in quanto vanno a  disciplinare problematiche concrete, fornendo anche la modulistica relativa e chiarendo come debbano intervenire le autorità competenti. A titolo di esempio, si pensi al regolamento di esecuzione UE della Commissione Europea n. 980 del 7 giugno 2017, che stabilisce le disposizioni di attuazione in relazione a moduli, modelli e procedure per la collaborazione in materie quali le attività di vigilanza, verifiche in loco, indagini e scambio di informazioni fra autorità competenti.

 

Chiara Pezza