Come SCAI, siamo da sempre convinti delle straordinarie potenzialità delle start-up innovative, specialmente quando si dedicano a migliorare la qualità della vita delle persone. Tra le molteplici realtà con cui abbiamo avuto il piacere di collaborare e che hanno suscitato un notevole interesse, spicca BionIT Labs®, un’azienda med-tech italiana con sede nel Salento e guidata da Giovanni Zappatore.

BionIT Labs®, con il suo impegno nell’integrazione uomo-macchina e nell’applicazione delle tecnologie informatiche alla bionica, si pone un obiettivo ambizioso ma concreto: trasformare le disabilità in nuove possibilità.

Giovanni, ti va di raccontarci come è nata questa avventura?

Il progetto Adam’s Hand nasce poco prima della fondazione dell’azienda BionIT Labs. Durante il mio percorso di studi in ingegneria meccanica ho deciso di affrontare la sfida di riprodurre meccanicamente una mano umana, ed il mio elaborato di tesi ha dato il via a questo progetto. Da subito ho coinvolto i miei co-founder Matteo Aventaggiato, ingegnere biomedico e Federico Gaetani, ingegnere informatico, e abbiamo insieme approfondito lo studio del mercato protesico, acquisendo graduale consapevolezza dei problemi e dei limiti delle protesi attualmente disponibili sul mercato.

Da allora, altri 27 membri – ingegneri meccanici, informatici, biomedici, esperti di finanza e business, consulenti legali, esperti di sales & marketing e grafici – si sono uniti al Team di BionIT Labs, attratti dalle alte potenzialità̀ del nostro progetto e dalla vision aziendale, quella di sfruttare la scienza e la tecnologia per rendere il mondo più equo e accessibile.

Qual è stata l’intuizione di Adam’s Hand, la prima mano bionica completamente adattiva sviluppata da BionIT Labs e qual è l’elemento distintivo rispetto alle altre protesi disponibili sul mercato?

L’innovazione della nostra tecnologia, che ci distingue dai competitor e che fa parte della nostra proprietà intellettuale, risiede nella semplicità d’uso di Adam’s Hand. Per utilizzare le altre protesi ora presenti sul mercato, il paziente deve svolgere complesse contrazioni muscolari per selezionare diversi schemi di presa prima ancora di afferrare un oggetto, e ciò rende molto complesso l’utilizzo del dispositivo, che spesso viene quindi percepito dal paziente come un “corpo estraneo”.

Abbiamo puntato quindi sulla semplicità d’utilizzo, perseguendo l’obiettivo di creare una protesi che diventasse parte integrante del corpo del paziente. Per farlo abbiamo sviluppato un meccanismo che muove le dita da indice a mignolo con un solo motore, facendo in modo che queste si adattino automaticamente a forma e dimensione dell’oggetto impugnato, senza necessità per il paziente di selezionare alcuno schema di presa pre-impostato.

Abbiamo poi ulteriormente potenziato il dispositivo con un algoritmo di intelligenza artificiale, che permette alla protesi di riconoscere l’attività elettromiografica dell’arto residuo rilevata tramite appositi sensori di superficie, e attraverso una procedura di calibrazione adatta il funzionamento di Adam’s Hand allo stato muscolare del paziente, consentendogli di controllare il dispositivo con estrema naturalezza.

BionIT Labs ha attraversato un periodo di ricerca e sviluppo intenso dopo la sua fondazione nel 2018. Ci piacerebbe conoscere i progressi che avete fatto finora. Come sta procedendo la start-up?

Adam’s Hand e i suoi accessori (il sistema di alimentazione ThunderCell Battery, gli elettrodi EMG Wave Electrode e l’app MyoLogic – per paziente – e MyoLogic Pro – per i tecnici ortopedici) sono stati introdotti sul mercato ad inizio 2023, grazie ai primi accordi commerciali siglati con vari distributori europei.

Prima di raggiungere questo risultato abbiamo focalizzato tutte le nostre energie sulle attività di Ricerca & Sviluppo, lavorando molto anche sull’efficientamento dei processi aziendali. Con la crescita del team è stato poi necessario strutturare anche i reparti Sales & Marketing, Produzione e Qualità. Questo ci ha permesso anche di ottenere le certificazioni di qualità ISO 9001 e ISO 13485.

Dal punto di vista del potenziamento della tecnologia, abbiamo studiato e approfondito sempre di più i bisogni dei pazienti amputati e le esigenze dei nostri clienti diretti, i tecnici ortopedici. Lo studio di mercato e i costanti feedback dei nostri tester ci hanno permesso di lavorare sempre meglio sul nostro prodotto e i suoi accessori: l’Adam’s Hand di oggi è completamente diversa rispetto al suo primo prototipo, e siamo certi che le continue attività di Ricerca & Sviluppo non smetteranno di rendere più efficiente e a misura di paziente il nostro dispositivo.

In questi anni abbiamo lavorato molto anche sulla tutela della proprietà attuale, avendo presentato ad oggi 6 brevetti, alcuni dei quali già ottenuti in Europa, USA, Cina ed India, e 3 marchi.

Al momento siamo estremamente concentrati sullo sviluppo del mercato, tramite attività Sales & Marketing mirate ad espandere il numero di paesi in cui il nostro dispositivo è disponibile (attualmente oltre 10), nella formazione dei tecnici ortopedici per l’utilizzo e l’installazione del nostro dispositivo (avendone già formati oltre 80) e nell’adattamento multilingua di tutta la manualistica dei prodotti, per poter raggiungere sempre più clienti.

Creare un dispositivo hardware come Adam’s Hand deve essere stato un compito complesso. Ci potresti parlare delle sfide tecniche che avete dovuto affrontare durante lo sviluppo e come siete riusciti a superarle?

Nessuno dei membri del nostro team proveniva dal campo protesico, per cui lavorare in BionIT Labs è stato per noi sin dal primo giorno un continuo confronto con concetti e nozioni tecniche avanzate, in un campo tecnologico che è esploso negli ultimi 5 anni. “Hardware is Hard” è la massima che si sente spesso in riferimento alle startup hardware deep tech – ma quello che abbiamo capito è che “Medical Hardware is even Harder”! Dover sviluppare un dispositivo medico che deve interagire per 8-12 ore al giorno con un paziente, senza risultare “ingombrante”, ma invece supportandolo in tutte le attività di vita quotidiana, è stata una sfida davvero intensa, ma estremamente motivante.

Adam’s Hand si basa sul concetto della sotto-attuazione, per la quale un solo grado di attuazione (un singolo motore), è in grado di attuare diversi gradi di libertà (nel nostro caso le dita da indice a mignolo), e ciò ha comportato lo sviluppo di un meccanismo differenziale che fosse estremamente robusto, per accompagnare il paziente in tutte le più importanti attività di vita quotidiana, ma allo stesso tempo molto contenuto in dimensioni – in soli 560 gr di peso, Adam’s Hand contiene oltre 300 componenti!

Il dispositivo è anche waterproof e allo stesso tempo costituito da diversi moduli meccanici riparabili direttamente in officina ortopedica, senza necessità che il tecnico rispedisca il dispositivo in casa madre in caso di guasti – e questo velocizza i tempi di assistenza e ne abbatte i costi.

Ulteriore trade-off da raggiungere è stato quello fra forza di presa e velocità del dispositivo, così come quello fra antropomorfismo e robustezza dello stesso.

Ogni aspetto di Adam’s Hand ha rappresentato per noi un’enorme sfida, che siamo riusciti a superare crescendo come professionisti, tramite l’approfondimento in misura sempre maggiore degli aspetti tecnici più vari, e come individui, imparando a strutturare una comunicazione efficace con i nostri colleghi e costruendo un ambiente di lavoro in cui la trasparenza e la fiducia governano ogni nostra interazione.

BionIT Labs ha sede in Puglia, nel sud Italia. Quali sono le tue considerazioni riguardo alla possibilità di fare innovazione in una regione come questa? Ritieni che sia un contesto favorevole per lo sviluppo di progetti innovativi?

La scelta di restare in Puglia per fare impresa e innovazione è uno dei nostri principali motivi di orgoglio. Crediamo infatti che restando nella nostra terra possiamo dare il nostro contributo per migliorarla e potenziarne le peculiarità, godendoci allo stesso tempo una qualità della vita davvero elevata.

Il legame con questa terra è dato anche dai diversi strumenti di finanziamento regionali di cui siamo risultati beneficiari nel corso del tempo. Il nostro progetto è stato avviato proprio grazie ad un bando regionale PIN – Pugliesi Innovativi e vari sono stati i supporti ricevuti dalla Regione Puglia anche in seguito: grazie al bando “Tecnonidi” abbiamo infatti industrializzato la prima versione del dispositivo e messo a punto la nostra nuova sede nel 2020, per poi ampliarla nel 2023, potendo inoltre arredare gli uffici con nuovi macchinari, impianti di produzione, arredi, attrezzature e software.

Il problema che sentiamo maggiormente, che è però proprio dell’intero territorio nazionale, è legato ad una cultura dell’innovazione che ancora fatica ad allinearsi a modelli più evoluti come quello americano – con i suoi pro e i suoi contro – e che quindi molto spesso necessiterebbe di minore burocrazia. Non è infatti un segreto che il successo di una startup si basi in buona parte sulla velocità di execution, che va in direzione totalmente opposta rispetto ai “tempi d’attesa” propri della burocrazia del nostro Paese.

La nostra esperienza racconta quindi che si può fare innovazione in Puglia, e che questa Regione si sta evolvendo in misura sempre maggiore per sostenere realtà innovative che vogliono fare la differenza.

Guardando al futuro, quali sono le aspettative e gli obiettivi di BionIT Labs? Hai intenzione di espandere le tue attività a livello internazionale e cercare nuove opportunità di mercato?

Uno degli aspetti più elettrizzanti di questo lavoro è sicuramente il miglioramento continuo al quale sottoponiamo i nostri prodotti e il team. Per questo lavoriamo sempre per essere sempre più competitivi nel settore della protesica internazionale.

Quest’anno siamo entrati sul mercato con il dispositivo nella versione Medium, e stiamo lavorando al modello Small e Large. Stiamo inoltre preparando un nuovo round di investimento e nei prossimi mesi apriremo una sede commerciale negli Stati Uniti, che rappresentano il mercato più interessante per questo tipo di tecnologia.

Insomma, siamo già proiettati verso il futuro e stiamo continuando ad impiegare costantemente le nostre energie per realizzare dispositivi tecnologicamente avanzati che migliorino concretamente la qualità della vita dei nostri pazienti, costruendo un futuro più accessibile per tutti.