La crescita costante del sistema franchising porta in molti a chiedersi quali sono le modalità di avvio e gestione della fase di start up di un’azienda in franchising: ecco le istruzioni per l’uso

La fase di start up di un’azienda in franchising desta sempre più interesse all’interno del settore commerciale. Ma come funziona e come gestirla? Quesiti che si ripetono sulla scia della continua crescita del volume d’affari generato da questa tipologia di affiliazione commerciale, che supera i 25 miliardi di euro secondo le più recenti statistiche contenute nel rapporto Assofranchising del 2019.

Attirati dai possibili vantaggi che ne derivano, gli aspiranti affiliati – cosiddetti franchisee – potrebbero però sottovalutare le complessità che sono dietro all’avvio della fase di start up di un’azienda in franchising.

Va infatti specificato che siamo di fronte a un tipo di negoziazione non semplice e soggetta a un numero elevato di condizioni indispensabili per un concreto avvio. Vediamo allora nel dettaglio come funziona e come gestire la start up di un’azienda in franchising.

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Start up di un’azienda in franchising: come funziona e come gestirla

Va anzitutto specificato che le valutazioni da fare a priori riguardano entrambe le parti oggetto della negoziazione: affiliante e affiliato. L’affiliante deve avere una posizione precisa e strutturata sul mercato. Vale a dire che i tratti rispetto alla concorrenza devono essere distinti e riconoscibili, e che la visione a lungo termine, gli obiettivi e la comunicazione del marchio devono essere aspetti chiari e originali.

Cruciale è poi la questione relativa ai servizi da garantire all’affiliato. 

Per l’avvio è indispensabile che il franchisor sappia indirizzare il franchisee al corretto sviluppo dell’attività, sia con precise istruzioni di lavoro e trasmissione del cosiddetto know-how che tramite la necessaria assistenza, formazione e comunicazione di aspetti come visual merchandising e sviluppo del mercato.

startup franchising

A questo punto, le stime da fare a priori comprendono insieme affiliante e affiliato, traducendosi in uno studio di fattibilità. Questo significa che occorre valutare punti di forza e di debolezza del progetto, analisi della concorrenza in base al territorio del franchisee, considerazioni di carattere economico ed effettiva possibilità dell’affiliante di trasmettere il know-how, e dell’affiliato di recepirlo e metterlo in pratica concretamente.

Detto questo, va ricordato che la gestione di un’azienda in franchising è sempre autonoma, ma il suo successo è strettamente connesso al successo della ‘casa madre’. Per questo le suddette valutazioni sono indispensabili se ci si muove verso la fase di start up di un’azienda in franchising.

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Cosa fare a livello pratico?

La procedura per richiedere l’affiliazione commerciale è stata notevolmente semplificata dalla Legge Bersani. I requisiti personali chiave del franchisee sono il non aver subìto condanne penali o precedenti fallimenti e la necessaria apertura di una partita IVA. A questi spesso si aggiunge quello relativo alla capacità finanziaria minima, richiesto ovviamente dal franchisor.

Detto questo, è possibile procedere alla concreta richiesta nella maggior parte dei casi direttamente tramite form presenti sul sito del franchisor. Il grosso dell’impegno per l’aspirante affiliato sta quindi più nell’individuazione del marchio giusto, ovvero quello che potrebbe garantire il successo del progetto sulla base di numerosi elementi come ubicazione, andamento del mercato e specifiche aspirazioni.

franchising avvio

Ecco perché è bene che il franchisee sia costituito da imprenditori con esperienza, che abbiano una chiara visione del mercato e un discreto senso degli affari.

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È nello specifico la Legge 129/2004 quella che definisce il contratto di franchising, evidenziando come quest’ultimo debba obbligatoriamente contenere:

  • “l’ammontare degli investimenti e delle eventuali spese di ingresso (diritto di ingresso) che l’affiliato deve sostenere prima dell’inizio dell’attività”
  • “le modalità di calcolo e di pagamento delle royalties e l’eventuale indicazione di un incasso minimo da realizzare da parte dell’affiliato”
  • “l’ambito di eventuale esclusiva territoriale, sia in relazione ad altri affiliati sia in relazione a canali e unità di vendita direttamente gestiti dall’affiliante”
  • “la specifica del know-how fornito dall’affilante all’affiliato”
  • “le eventuali modalità di riconoscimento dell’apporto di know-how da parte dell’affiliato”
  • “le caratteristiche dei servizi offerti dall’affiliante in termini di assistenza tecnica e commerciale, progettazione, allestimento e formazione”
  • “le condizioni di rinnovo, risoluzione o eventuale cessione del contratto stesso”

Per concludere, possiamo affermare che il franchising può di certo agevolare la creazione piuttosto rapida di volumi di business importanti per l’affiliato, che ovviamente si appoggia sulla notorietà di un marchio già avviato e conosciuto.

D’altra parte, va però chiarito che l’affiliazione commerciale comprende sempre l’obbligo di “sposare” una determinata firma e un determinato modo di muoversi sul mercato e quello di pagare periodicamente delle royalties.

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