In occasione dell’uscita del libro edito da Rubbettino Editore “Pensare oltre e agire veloce”, Scai Comunicazione ha intervistato il suo autore Gabriele Ferrieri, Presidente ANGI – Associazione Nazionale Giovani Imprenditori, tra i 100 Under 30 di Forbes Italia per il 2021.

Insieme a lui abbiamo parlato di innovazione, di giovani, dei punti di forza e delle inefficienze del ‘sistema Italia’, tutti temi indagati e approfonditi all’interno del suo libro.

Hai scritto un nuovo pamphlet dal titolo: “Pensare oltre e agire veloce. Digitalizzazione e Innovazione, nuove generazioni per un’Italia che rinasce”. Ci racconti di che cosa parli in questo saggio?

La mia esperienza sia come imprenditore che come innovatore, impegnato su vari fronti nell’ambito istituzionale e imprenditoriale, mi ha portato a fare una riflessione a 360 gradi su quello che era il contesto italiano in modo particolare sul divario digitale. 

Mi ha colpito molto come le imprese e la pubblica amministrazione messi alla prova dal Covid, nonostante tante azioni messe in campo per dare una risposta repentina alla crisi, evidenziano però anche importanti importanti lacune sui temi dell’innovazione e della trasformazione tecnologica e digitale.

Il sistema italiano è eccessivamente burocratico e la complessa macchina della P.A. frena anche la crescita economica e quella delle imprese. Ho fatto un’analisi di tutte quelle realtà che sono una vera e propria zavorra dello sviluppo del nostro Paese. Allo stesso tempo però ho voluto evidenziare quasi a macchia di leopardo quelli che sono stati e che sono gli esempi di eccellenza del mondo dell’impresa

In questi anni, infatti, ho avuto modo di conoscere molte storie di valore e di qualità e questo mi ha permesso di raccontare quell’Italia che produce eccellenze, soprattutto quei meravigliosi esempi e le best practices che valorizzano il talento e l’innovazione.

Quindi mi sono soffermato sulla ricetta per innovare in modo concreto, creando un vero e proprio decalogo che passando per lo sviluppo e il rilancio dell’ecosistema economico e sociale del Paese, sia sotto il profilo industriale, sia di sburocratizzazione della macchina della pubblica amministrazione, arriva a citare anche le risorse a disposizione e gli strumenti europei messi in campo per salvaguardare veramente l’economia e il benessere dei cittadini. 

Auspico che questo pamphlet possa essere un contributo importante per tutti gli stakeholder, le istituzioni e tutti gli attori che vivono all’interno dell’Italia e che cercano di guardare avanti con rinnovata fiducia speranza ed entusiasmo.

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La struttura che hai scelto per il tuo pamphlet è una struttura che rispecchia un po’ le caratteristiche del nostro Paese: grandi eccellenze e grandi esempi anche virtuosi di innovazione e di best practices da una parte, e lentezza e procedure complesse dall’altra. È una contraddizione tutta Italiana che si può superare?

Io cerco sempre di vedere tutto in maniera molto ottimistica, perché credo che negli ultimi anni ci sia stata una forte sensibilizzazione da parte delle istituzioni e delle grandi imprese per investire nella ricerca e nello sviluppo dell’innovazione e soprattutto nel campo delle startup.

Sono un grande sostenitore del tema dell’open innovation e della capacità di grandi aziende di abbracciare progetti interessanti con profilo innovativo, riuscendo così a creare un perfetto equilibrio tra le idee di qualità che i giovani possono portare all’interno delle grandi aziende. Queste ultime per mantenere il loro vantaggio competitivo hanno necessità di investire proprio nell’innovazione.

Uno degli esempi più belli ho avuto modo di vedere è quello della collaborazione tra la Ducati e l’Università di Modena Reggio Emilia e Bologna, nel mondo dell’automotive. Proprio l’Emilia Romagna, dopo Lombardia e Lazio, è la terza regione non solo per numero di startup e per concentrazione di imprese innovative ma anche per i progetti più interessanti. 

Sono convinto che anche il Sud Italia possa diventare centrale all’interno dell’area del Mediterraneo, foriera di innovazione e di rinascita di imprese, grazie ad un programma strutturale che escluda interventi di emergenza.

La prefazione del tuo testo è affidata a un giornalista molto famoso, Marco Frittella, noto giornalista del TG1.

Marco mi ha onorato nel dare un suo messaggio, seppur breve, particolarmente efficace e incisivo a mio modo di vedere all’interno di questa prefazione, in cui dà la sua visione di quanto sia importante investire sulle giovani generazioni e di quanto sia importante la leva dell’innovazione per far sì che l’Italia, al pari degli altri paesi europei, possa vincere questa sfida del digitale e allo stesso tempo diventare un paese più virtuoso, innovativo, inclusivo e soprattutto aperto al futuro. Su questo la sua testimonianza è stata un preziosissimo contributo all’interno di questa pubblicazione.

La parola ‘innovazione’ è talmente tanto usata che molto spesso finisce per essere anche abusata. Non si capisce bene di che cosa si tratti e dove si voglia andare a parare. Cos’è l’innovazione?

Credo che sia la capacità di pensare fuori dagli schemi abbracciando il motore del cambiamento e cercando allo stesso tempo di rispettare quelli che sono i canoni tradizionali, perché è chiaramente fondamentale raggiungere e mantenere quelli che sono stati i percorsi e i progetti che hanno mantenuto il Paese fino ad oggi in questo stato. Ma allo stesso tempo è la capacità di poter costruire un nuovo percorso per il domani, il poter sviluppare nuove tecnologie, investire nella ricerca, investire nello sviluppo e portare avanti azioni concrete nell’ambito delle politiche del benessere dei cittadini, nell’ambito delle imprese legate al mondo dell’industria 4.0 e a quelli che sono i processi di rinnovamento della macchina della pubblica amministrazione.

Per me sono tutti sinonimi di come l’innovazione possa abbracciare e rinnovare quello che è il meccanismo di processo di prodotto o di servizio e che possono permettere di vincere la sfida abbracciando le nuove tecnologie in un’ottica etica.

Sono stato un grande sostenitore del manifesto etico presentato da Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita in collaborazione con alcune delle più importanti aziende digitali del mondo, in cui si è specificato come l’innovazione, dove alcuni dei temi più importanti sono chiaramente quelli dell’intelligenza artificiale, rispetti dei principi etici e venga tutelata in primis la figura del lavoro e il capitale umano, e allo stesso tempo permetta di poter creare delle strutture che possano migliorare il benessere dei cittadini, l’accrescimento economico e sociale del Paese. Questo penso sia uno dei punti chiave su cui poter interpretare al meglio la parola dell’innovazione.

Gabriele, rispetto alle misure economiche che si stanno mettendo in campo, anche per rispondere alla crisi in atto a seguito della pandemia, si parla molto di Recovery Fund, che chiaramente chiama anche l’Italia a mettere in campo una serie di riforme strutturali. Dal punto di vista di quello che si può fare rispetto all’innovazione, al miglioramento della struttura della pubblica amministrazione, al velocizzare i processi, secondo te ci sono delle basi per realizzare queste riforme strutturali? E si sta lavorando in questo senso?

In modo particolare credo che la crisi che stiamo vivendo debba essere vista necessariamente come un’opportunità. Allo stesso tempo la Comunità Europea, andando anche per la prima volta a promuovere un debito comune attraverso lo strumento del Recovery Fund, di cui l’Italia è uno dei maggiori beneficiari, circa 209 miliardi, divisi tra una parte a fondo perduto e una parte come il debito pubblico italiano, siano un’enormità di denaro che possa essere fondamentale per portare avanti una serie di innovazioni e soprattutto di riforme strutturali per poter rilanciare il Paese.

La realtà, purtroppo ad oggi, è che siamo ancora indietro dal punto di vista delle forze di governo e delle rappresentanze parlamentari su quella che è la stesura di questo piano che doveva essere presentata entro la fine dell’anno scorso. Il mio invito è che ci sia un’unità d’intenti con l’obiettivo di portare avanti un visione più possibile comune: dal mondo delle imprese, delle associazioni, della società civile, oltre che di quello della politica. Questa opportunità di rilancio dell’Italia deve essere foriera di tutte le voci, di tutte le necessità del Paese e non soltanto di una parte, perché altrimenti vorrebbe dire perdere l’opportunità di queste importanti risorse.

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L’ANGI presenterà a febbraio, in collaborazione con la Comunità Europea, il suo progetto come contributo in rappresentanza dei giovani innovatori della società civile, direttamente nelle mani sia del neo nominato Direttore Generale del Dipartimento Storico Europeo alla Presidenza del Consiglio che del Parlamento Europeo e della Commissione Europea, come contributo dei giovani innovatori sul rilancio del Recovery Fund.

Su questo progetto abbiamo lavorato su tre parole chiave: il tema della formazione, il tema della sostenibilità e quello della trasformazione tecnologica digitale, mettendo al centro i giovani e sfruttando al meglio la loro capacità di resilienza. Auspichiamo che possa essere un contributo importante e una linea guida per tutti coloro che sono stati chiamati a rappresentare gli interessi dei cittadini nella stesura di documento. Si è fatto molto e si deve fare ancora di più per avere una visione chiara, al di là delle polemiche che ci sono state in questi giorni e al di là di questa crisi che chiaramente ci auguriamo non comporti un nuovo disequilibrio per il Paese, perché altrimenti si rischierebbe di non beneficiare di queste risorse.

Rispetto all’associazione ANGI, dove sicuramente il vostro ruolo è centrale nel sostegno delle giovani generazioni come il nome stesso ricorda, l’innovazione, il mondo delle startup, le competenze digitali e voi, anche, da poco avete premiato i migliori innovatori italiani con il Premio Nazionale ANGI 2020. Che cos’è questo premio e come nasce?

Questo premio nasce circa tre anni fa come riconoscimento meritocratico per tutti gli innovatori italiani che si sono distinti per merito nel campo di tutte le scienze applicate. Noi abbiamo diviso 11 categorie in quanto per noi significa andare ad elencare il dream team degli innovatori italiani che stanno portando avanti dei progressi importanti per il Paese. Abbiamo premiato startup, imprese innovative, progetti legati al mondo dell’innovazione, spin-off di enti di ricerca e università. Ognuno di loro è un attore, un innovatore che rappresenta una propria realtà e porta avanti dei progetti importanti per lo sviluppo e il rilancio del Paese.

Un’iniziativa che ha avuto sin da subito il plauso dei principali attori della comunità nazionale ed internazionale. Non a caso, fin dalla sua prima edizione è stata ospitata all’interno della Presidenza del Consiglio del Parlamento Italiano, e ogni anno ha l’appoggio da parte dei principali canali televisivi nazionali perché ritenuto ormai un appuntamento fondamentale. Per l’importanza di questo riconoscimento meritocratico che l’ANGI dà in collaborazione con le principali istituzioni italiane ed europee, ha avuto sempre la presenza e la voce dei più importanti decisori pubblici.

Ad esempio, quest’anno c’è stata la Presidente del Senato Casellati, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Fraccaro e la testimonianza di ben sette ministri in rappresentanza del governo e i rappresentanti di vari gruppi parlamentari, sia quello dell’intelligenza artificiale che dell’innovazione dell’aerospazio, con l’obiettivo di far vedere la loro vicinanza a tutti i giovani innovatori italiani.

Quali sono gli obiettivi più importanti di ANGI per il 2021?

Quest’anno aspiriamo a portare un contributo importante sul panorama internazionale in considerazione del fatto che l’Italia ospiterà quest’anno il G20. Vogliamo dare un contributo importante alla progettualità del Recovery Fund e siamo già al lavoro e a stretto contatto con la Comunità Europea e con la Presidenza del Consiglio. Un altro obiettivo è poter continuare il nostro lavoro seguendo i progetti del territorio, in modo particolare con l’acceleratore di incubatori, i comuni e le Regioni, per poter portare avanti questo processo di contaminazione, auspicando che la pandemia ci dia un po’ di spazio per portare anche oltralpe le importanti progettualità tra Strasburgo e Bruxelles. Quindi una nuova missione internazionale è quella che auspichiamo di poter fare nella seconda parte dell’anno.