Come dovrebbe davvero funzionare Internet? Domanda difficile, impossibile rispondere con esaustività e totale efficacia. La palla passa inevitabilmente a chi dovrebbe occuparsi della tutela dei diritti e stabilire dei principi da mettere in fila. Il Digital services act e il Digital Markets act saranno la soluzione?
Potrebbero essere l’inizio di tutto ciò a partire da due parole chiave: correttezza e trasparenza. Il parlamento è già pronto a riunirsi per votare queste leggi. Cosa succederà?
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Cos’è il Digital services act
“La legge sui servizi digitali e la legge sui mercati digitali creano uno spazio digitale più sicuro e aperto per tutti gli utenti, in cui i loro diritti fondamentali sono tutelati e dove hanno accesso a servizi digitali di qualità a prezzi inferiori.”
Si pronuncia così la Commissione Europea nell’introduzione alle nuove regole del Digital service act e Digital markets act. Una sintesi a cui proveremo a dare un po’ di definizione.
Garantire sicurezza e responsabilità negli ambienti online è una priorità che la legge sui servizi digitali è pronta ad esaudire. Si tratta essenzialmente di una serie di norme che si pongono l’obiettivo di:
- proteggere i diritti dei consumatori online con ancor più vigore
- fornire strumenti che responsabilizzino le piattaforme
- promuovere la crescita del mercato
- favorire competitività e innovazione
Portare avanti questi obiettivi significherebbe tutelare non solo i cittadini più esposti al proliferare infinito di contenuti illegali, garantendo loro una maggiore protezione dei diritti fondamentali, ma la società tutta in ogni sua forma.
Il senso è quello di sviluppare un concetto sempre più democratico all’interno della dimensione digitale, con l’attuazione di nuove regole che limitino la manipolazione sistemica e la disinformazione in rete.
Utenti, imprese e piattaforme dovranno convivere all’interno di un ecosistema digitale via via sempre più armonioso. Checché se ne dica, siamo ancora agli albori del mezzo internet, c’è tanta strada da fare per renderlo un posto sempre più umano e sostenibile. Non c’è dubbio quindi che queste stesse regole verranno costantemente aggiornate, per rimanere al passo delle nuove tendenze, positive e negative, che animeranno il digitale negli anni a venire.
Con l’introduzione di nuove forme di interazione digitale, vedi il metaverso, sarà indispensabile rendersi sempre pronti all’aggiustamento di ogni singolo passaggio della legge.
Le norme per gli utenti
In un sondaggio del 2018 il 61% dei cittadini europei ammise di essersi imbattuto in contenuti illegali e di non sentirsi completamente al sicuro su Internet. Questa percentuale può ritenersi alta o meno alta a seconda di come vogliamo intendere l’utente medio. Consapevole o inconsapevole di cosa sia pericolo e cosa no, si tratta comunque di una percentuale senza fronzoli: c’è bisogno di maggiore sicurezza.
Da queste dinamiche nascono le norme del Digital services act dedicate agli utenti:
- segnalare i contenuti o i beni e i servizi illegali sarà più semplice. Verranno poi informati della rimozione degli stessi;
- gli utenti avranno il diritto di conoscere il perché e il come sono stati profilati da un preciso annuncio;
- sarà possibile optare per la non ricezione di suggerimenti sui contenuti (“opt-out”).
La consapevolezza dei cittadini è il fulcro centrale della manovra e metterli al riparo dalla manipolazione e dalla disinformazione spinta dagli algoritmi sarà di fondamentale importanza.
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Il digital markets act per le piattaforme
Quando parliamo di piattaforme parliamo più precisamente di “gatekeeper”, ovvero società che fungono da attori principali in grado di regolare anche solo l’accesso ai mercati digitali. Il Digital markets act mira a regolarizzare le pratiche di queste piattaforme stabilendo obblighi e divieti che se violati comporteranno ammende salate e penalità di mora in grado di impattare pesantemente sul fatturato.
La commissione si prenderà la briga di aggiornare gli obblighi per queste piattaforme, ma prima dovrà fare un lavoro costante di ricerca per individuare quelle che man mano si spartiranno il ruolo di gatekeepers.
Le regole si possono riassumere così:
- i gatekeepers avranno l’obbligo di consentire che le offerte promosse all’interno del loro ambiente possano concludersi al di fuori, mettendo a disposizione degli utenti commerciali anche tutti i dati generati;
- ci sarà l’obbligo di fornire strumenti e informazioni che per inserzionisti ed editori saranno essenziali per le verifiche indipendenti;
- favorire i propri servizi e prodotti non sarà ammesso così come impedire la disinstallazione dei software preinstallati (o applicazioni).
Conclusioni
Il digital services act e il digital markets act si prenderanno la responsabilità di sciogliere dubbi e nodi che tutti abbiamo toccato con mano attivamente o passivamente. Non bastano più i codici di autoregolamentazione, serve un ancora più approfondito sistema di tutela che non venga imbrigliato dal potere pressoché totale dei grossi player mondiali.
Armonizzazione, una parola che la commissione sta utilizzando con frequenza, trasparenza e revisione. Revisione, soprattutto, del significato di contenuto illegale: l’intento è quello di estenderne il senso per arrivare ad ottenere una sempre più crescente consapevolezza. Garantendo comunque al massimo la libertà di espressione.
Se i costi per l’adeguamento ai nuovi obblighi non saranno troppo gravosi per le piccole e medie attività, l’impatto etico a lungo termine sarà senza dubbio interessante, con buona pace per le big tech che hanno ragionato fino ad ora da un’ottica un po’ troppo egocentrica.