Avete mai visto una vignetta in cui degli omini LEGO parlano tra di loro? Se la risposta è SÌ, godetevi questa intervista che spia dietro le quinte di Legolize, chiacchierando con uno dei fondatori, Mattia Marangon. Se invece è NO, dovete assolutamente cercarli e iniziare a seguirli. Perché?

Perché Legolize è la più grande community di vignette umoristiche con i LEGO! Tre ragazzi e quasi 2 milioni di follower tra Instagram, Facebook e TikTok. Un progetto nato nel lontano 2016 ma che ancora oggi continua a crescere, grazie all’intuito e al talento creativo dei propri giovani ideatori. 

Ecco l’intervista di Michele Franzese, CMO di Scai Comunicazione, a Mattia Marangon di Legolize.

Ciao Mattia! Sei molto attivo sui social, anche su Linkedin e non solo sul progetto Legolize. Quanto tempo dedichi a questa attività ogni giorno?

La mia giornata lavorativa si divide in tre parti, una per i contenuti organici per Legolize, le vignette che vedi in giro. Poi ci sono le attività paid, per le aziende e come consulente freelance. E infine la creazione contenuti per me, che mi occupa tanto tempo, ma mi piace perché mi consente di ricevere feedback e interagire con le persone.

C’è stato un momento preciso in cui hai deciso che saresti diventato un creator, oppure è nato un po’ tutto per caso?

Per risponderti devo fare un passo indietro rispetto al progetto di Legolize. Inizialmente l’idea non era quella di fare business e non avevamo nessuna prospettiva concreta. Era un progetto creativo da vivere alla giornata, creando contenuti che ci piacessero.

legolize_vignetta_05

Per me diventare content creator, siccome non lo fai da un giorno all’altro, è una cosa che ti nasce da dentro, un’attitudine che, anche se non innata, devi sviluppare. 

Lo dico spesso anche ad altre persone di iniziare a pubblicare su LinkedIn le proprie storie, ce ne sono in giro di pazzesche che non vengono raccontate! Quando un anno fa ho deciso di iniziare un percorso di personal branding, sentivo proprio la necessità di raccontare qualcosa di mio, certamente legato al progetto principale, ma che mi consentisse di esprimere di più le mie idee.

E si sente! In giro c’è un’idea dei creator, che siano super famosi o meno, come di persone che non lavorano, ma piuttosto si divertono davanti alla telecamera. Magari è vero, ma poi c’è l’aspetto imprenditoriale. Quando hai sentito che questa storia stava diventando un vero e proprio business?

Per i primi due/tre anni non ci abbiamo fatto un euro! E l’obiettivo non era certamente quello. È la costante di molti progetti creativi che ho conosciuto. All’inizio non pensi al business, ma poi, con il tempo e il crescere dei numeri, inizi a renderti conto che il pubblico che raggiungi può essere interessante per qualche azienda. 

Quindi possiamo dire che il business di un Creator viene dopo la creazione di una community?

Assolutamente sì! Noi siamo stati lenti rispetto ad altri progetti, a crescere, ma abbiamo subito capito che allevare la community era la cosa più importante. Qualcuno pensa che si possa crescere comprando follower, ma se non hai un’idea creativa forte, non raccoglierai nulla! E infatti da qualche anno lavoriamo con aziende, anche internazionali, realizzando campagne che ci permettono di monetizzare. La nostra vignetta, il nostro format, è diventato un brand per creare contenuti anche al di fuori dalla nostra pagina.

Una domanda impertinente. Legolize è un’impresa autonoma oppure lavorate ancora come freelance? Questo anche per dare una traccia, un percorso a chi oggi vuole fare il creator.

Siamo partiti da freelance, anche per favorire le nostre singole attività, ma già da due anni stiamo pensando di aprire una società che tuteli al 100% quello che stiamo facendo. D’altra parte, però, riteniamo che a livello economico non ci convenga ancora in questo momento.

legolize_vignetta_02

Siamo convinti che, come le startup, si debba prima fare validazione sull’idea e sul mercato e poi far nascere formalmente il tutto, proprio per evitare di accollarsi costi inutili e un peso mentale che rischia di togliere tempo al progetto creativo. Attendiamo quindi che Legolize esploda ancora di più per metterla “nero su bianco”.

Che idea ti sei fatto della differenza tra le imprese tradizionali e gli imprenditori delle nuove generazioni?

In una parola: la velocità. Io vengo da una famiglia dove nessuno è imprenditore, quindi non ce l’ho nel sangue, ma sono a contatto con tante persone super in gamba, veloci, che sviluppano in pochi mesi i loro business. Vedo invece che le aziende tradizionali sono molto lente rispetto alla dinamicità che richiede oggi il mercato.

legolize_vignetta_03

Se penso ad esempio alle nostre campagne paid, quelle che realizziamo con startup danno risultati molto interessanti, mentre quando lavoriamo con realtà importanti, prima di partire, bisogna passare cento gradi di approvazione, e a quel punto il contenuto è già vecchio.

Leggi anche – I migliori tool per il Social Media Marketing

Torniamo al business. Come si fa a monetizzare una pagina di community, con un brand divertente e vignette comiche, attraverso campagne di product placement, senza, “sporcarla”?

Quando andiamo a realizzare una campagna con l’azienda, puntiamo sempre a trovare il compromesso tra quello che è il nostro tono di voce e quello che l’azienda vuole promuovere. All’inizio era più difficile, mentre oggi sono i brand a cercarci, per cui possiamo permetterci qualche paletto in più. E poi… chi più di noi può sapere quali contenuti funzionano e quali no sulla nostra community?!?

Per esempio, quando facciamo delle storie su Instagram per sponsorizzare un prodotto, non ci limitiamo a raccontare il prodotto, ma lo trasformiamo in uno storytelling in pieno stile Legolize, tra battute e giochi di parole, mantenendo il format e coinvolgendo gli utenti.

Il Team Legolize è in smart working da sempre, giusto? C’è qualche trucco che vuoi condividere con i lettori su come rimanere uniti pur essendo distanti?

Me lo chiedo anch’io! (Ride). Siamo di tre città diverse, Venezia, Torino e Catanzaro. Ci siamo conosciuti online, e ci siamo visti per la prima volta dopo due anni a un evento organizzato da te a Maratea (Heroes)! Quindi sì, in qualche modo siamo i precursori dello smart working perché l’abbiamo sempre praticato.

legolize_vignetta_04

Come si fa? Intanto lavorando “dentro” i social, siamo connessi tutto il giorno, e possiamo vedere le storie gli uni degli altri, condividendo quello che facciamo, anche “oltre” Legolize. E poi, avendo tante cose in ballo, ci sentiamo spesso in call pur essendo organizzati per lavorare quotidianamente in maniera asincrona.

Parliamo di social media. Prima hai sottolineato l’importanza della community. Ora che siamo oltre il milione, senti la responsabilità nel pubblicare un contenuto che vedranno milioni di persone? 

Sì, c’è questa responsabilità, ma fortunatamente abbiamo uno stile molto leggero, per cui anche quando pubblichiamo una scemenza che fa ridere, la gente sa con quale spirito lo facciamo! Purtroppo in Italia l’ironia è tradizionalmente molto sessista, cosa dalla quale rifuggiamo assolutamente. Anzi, stiamo lanciando progetti con le aziende proprio sui temi dell’uguaglianza di genere, sull’attenzione per il sociale e per l’ambiente. Vogliamo contribuire con il nostro canale a condividere alcuni valori, sperando di poter influenzare positivamente qualcuno là fuori.

Come dovrebbe essere il social network che non c’è ancora? Cosa vorresti dal “prossimo” Facebook?

Bella domanda! Negli ultimi anni tutti i social premiano video e gratificazione istantanea, tendenze alle quali ci siamo dovuti adattare anche noi che venivamo dalla vignetta statica. E questi video sono talmente veloci che ti spingono verso un scrolling infinito. Lunghe sessioni alla fine delle quali hai la brutta sensazione che non ti sia rimasto nulla. Quindi il prossimo social spero sia più “lento”, cioè dia la priorità a contenuti che possano lasciarci un messaggio, il tempo di riflettere e commentare. Meno contenuti, ma interazione più profonda.

Leggi anche – Perché integrare TikTok nella social strategy di un brand è una scelta vincente

Continuiamo a parlare di futuro… Come tanti Creator, temete forse che la “carica virale” dei vostri contenuti possa esaurirsi prima o poi?

È una cosa di cui ogni tanto parliamo, dopo sei anni e qualche decina di migliaia di contenuti prodotti! Secondo me dipenderà molto dai cambiamenti dei social, dai quali i nostri progetti dipendono. Ad esempio quando la tendenza video è esplosa, ci siamo adattati realizzando dei reel con dei doppiatori (l’avete visto il reel con il doppiatore di Spiderman? n.d.a.).

legolize_vignetta_01

Una cosa fuori dal nostro stile, ma il risultato ci è piaciuto tanto! Quindi se arriverà una piattaforma con nuovi contenuti e modalità di interazione, ci adatteremo a questi cambiamenti, come deve fare ogni azienda che voglia sopravvivere in un mercato così dinamico.

Torniamo agli affari e facciamoci due conti. Quanto si guadagna a fare i Creator? 

Beh, direi più di un dipendente ma meno di un super manager! Purtroppo, o per fortuna, abbiamo un pubblico super orizzontale, quindi, a parità di follower, noi monetizziamo molto meno rispetto ad un profilo che ha un pubblico verticale. Prendi ad esempio un influencer che parla di mondo tech. Ci sono molte aziende disposte a sponsorizzarlo, perché sanno di arrivare ad un pubblico interessato, mentre nel nostro caso, le aziende devono puntare più sull’awareness. 

In ogni caso, se vuoi sapere quanto guadagno, basta guardarti intorno! Vivo in un bilocale, non proprio a CityLife! Ma grazie a Legolize, che mi apre tante porte, posso valorizzare meglio la mia attività da consulente.