Per un Social Media Manager trovarsi a collaborare con un cliente estero o con un brand che punta ad un mercato internazionale è cosa molto comune. Sempre più aziende, infatti, che siano italiane o meno hanno, ad oggi, l’esigenza di comunicare con pubblici diversificati, che non parlano la nostra lingua e che soprattutto seguono regole di marketing o di fruizione dei social spesso diverse dalle nostre.

In poche parole oggi ogni azienda è una realtà globale, così per ogni responsabile marketing diventa fondamentale essere consapevole delle esigenze di ogni tipo di pubblico. Stesso discorso per chi si occupa della comunicazione digital e dei social.

Ricordiamoci che oggi l’uso dei Social Media, rappresenta, in particolare all’estero, un’opportunità piuttosto che una necessità, e quindi non può essere improvvisato ma deve essere pianificato con cognizione di causa.

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Dove vai se il social non ce l’hai?

La prima domanda da porsi è: il modo di comunicare cambia da un Paese ad un altro? E i canali di comunicazione (ad esempio i social network) sono sempre gli stessi? Molto spesso la risposta in questo ultimo caso è no! Come comportarsi a questo punto?

Per prima cosa occorre verificare qual è il grado di diffusione dei social nei Paesi dove il brand vuole affermarsi. Se è evidente che i social network più diffusi come Facebook, Twitter, YouTube, Instagram e LinkedIn non possono essere ignorati, è però altrettanto indispensabile considerarne altri più specifici per le singole realtà internazionali.

Questo aspetto è molto importante perché concentrare le proprie energie e investimenti su un canale sbagliato può provocare il totale fallimento della Campagna Digital.

In che lingua parliamo?

Un altro importante aspetto da prendere in considerazione è la lingua con cui andremo a proporre i nostri contenuti. È essenziale che quando si fanno campagne internazionali i contenuti siano realizzati con il linguaggio del nostro target.

Secondo l’Internet World Stats, l’inglese è ancora la lingua più utilizzata online, rappresentando però solo un quarto dell’intero utilizzo. Questo significa che, nonostante gli utenti bilingue siano in crescita continua, è più probabile che si impegnino sui social media utilizzando la propria lingua.

Se si tratta semplicemente di tradurre i testi in un’altra lingua e proporli ad una community internazionale ci sono d’aiuto le nuove funzioni dei social, da Facebook a Instagram.

social media

Già da qualche tempo Facebook ha deciso di integrare ai vari post un servizio di traduzione automatica, che l’utente può decidere di attivare o disattivare. Facebook stesso dichiara che attraverso la traduzione automatica “puoi raggiungere più persone nella loro lingua preferita, senza dover inserire manualmente le traduzioni”.

Anche Instagram ha deciso di fare un passo avanti in questo campo, inserendo un nuovo adesivo in grado di creare dei sottotitoli autogenerati: CC Captions, che una volta aggiunto alle Stories sarà in grado di trascrivere le parole pronunciate all’interno del video. La funzionalità, non ancora disponibile, sarà rilasciata in diverse lingue, dando anche la possibilità agli utenti di generare automaticamente sottotitoli tradotti.

A grandi linee possiamo dire che la traduzione automatica ha certamente la sua evidente utilità ma è sconsigliata nelle digital strategy di un brand che vuole fare breccia nel cuore e nella mente del proprio pubblico. Il consiglio è quello di rivolgersi sempre a qualcuno che possa fare un editing corretto dei nostri contenuti in lingua straniera.

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Tutta una questione di tone of voice

Molto spesso tradurre i testi dei nostri contenuti non è sufficiente ad attrarre il nostro target di riferimento. Di cosa altro abbiamo bisogno? Di ripensare completamente il messaggio.

Spesso occorre svolgere studi preliminari di carattere culturale, sociologico, demografico su ognuno dei pubblici che si vuole intercettare con i propri contenuti. Si dovrà fare attenzione alle parole che si useranno, così come ai formati che si sceglieranno per i post. Fare centro con il giusto tone of voice sarà la mossa vincente per conquistare il target di riferimento.

Le aziende devono assolutamente tenere conto delle differenze culturali, della situazione economica, della regione in cui si opera e avere una conoscenza approfondita del comportamento d’acquisto online dei propri potenziali clienti.

Deephound: una case history di Scai 

Deephound è una tech company con base a Londra che propone al mercato internazionale molteplici servizi ad alta tecnologia basati sul deep sensing approach e sui metodi OSINT (Open Source Intelligence).  

Dopo un primo approccio al mercato italiano, l’azienda ha scelto di rivolgersi al pubblico global perché più ricettivo a comprendere e valorizzare i servizi della tech company. Questo cambio di rotta ha portato l’agenzia di Scai, che segue la comunicazione e il marketing di Deephound, a rivedere la strategia di comunicazione complessiva in favore di strumenti e contenuti differenti completamente in lingua inglese. 

Una scelta che si è rivelata decisamente più adatta all’azienda, soprattutto perché perfettamente aderente al linguaggio specialistico proprio del settore in cui opera Deephound.